L’A.D.I. per una agricoltura moderna e dai valori tradizionali

Con un fatturato di oltre 43 miliardi di euro nel 2013, l’Italia è la terza potenza agricola dell’Unione Europa, dopo Francia e Germania, con dodici milioni di ettari di terreno utilizzati, con un numero di occupati che raggiunge quota 817mila spalmati su più di un milione di proprietà agricole aventi una dimensione media che non va oltre i 12 ettari.

L’intero sistema agricolo e zootecnico nazionale inoltre sostiene in modo quasi totalizzante l’immenso giacimento del settore agroalimentare italiano che rappresenta il secondo settore manifatturiero con un fatturato annuo di oltre 132 miliardi di euro contribuendo per l’8% al PIL nazionale. Ma, insieme ai dati positivi, si registrano anche momenti di sofferenza del settore agricolo a causa di alcune sue palesi criticità come la eccessiva frammentazione delle imprese, la loro scarsa attenzione alla capitalizzazione e ad una adeguata strutturazione organizzativa, la presenza di sacche di agricoltura arcaica, la insufficienza di un’equa e giusta valorizzazione del prodotto agricolo e zootecnico che è alla base della piramide del “made in Italy” e dei prodotti tipici locali, la scarsa propensione a introdurre innovazione pensando che sia nemica della genuinità che invece sarebbe il frutto di consolidate tradizioni e pratiche agricole.

Le nuove sfide trovano la nostra agricoltura in cima ad un crinale fatto di numeri importanti ma fatto anche, come detto, di elementi di criticità tali che, uniti ai nuovi fermenti isolazionistici in atto nel mondo, possono far rovinare all’indietro l’intero sistema agricolo italiano.

E’ urgente, pertanto seguire politiche di diversificazione delle capacità produttive delle imprese agricole, ampliando le tipologie produttive, di beni e servizi, allo scopo non solo di diversificarne il reddito ma soprattutto di ridurre, in questo modo, i fattori di rischio che comunque incombono. In sintesi, è la diversificazione l’ elemento fondamentale dell’impresa agricola moderna che sfocia nella sua auspicata multifunzionalità. Le grandi istituzioni internazionali (UE, Banca Mondiale, ecc.), i trattati commerciali internazionali (TTIP,PAC, ecc.) vengono percepiti dall’opinione pubblica come elementi frenanti di un processo di evoluzione e di crescita, rispetto ai quali l’imprenditore, non trovando interlocutori sul piano regionale e nazionale, è lasciato completamente solo.

In questo quadro complesso, l’opera dei sistemi associativi e di tutela del settore è fondamentale, anche se lo scricchiolìo della crisi della rappresentanza nel settore agricolo, come in altri, si avverte in modo nitido.

La figura del cosiddetto Imprenditore Agricolo Professionale, definito come “colui il quale, in possesso di conoscenze e competenze professionali ai sensi del Regolamento Ce n. 1257/99, dedichi alle attività agricole di cui all’art.2135 del codice civile, direttamente o in qualità di socio di società, almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro” , è il focus di attenzione dell’Associazione Datori di Lavoro Italiani (A.D.I.) che intende tutelare e rafforzare nella capacità di presenza sui mercati, nazionali ed internazionali, offrendo una gamma di servizi indispensabili per innalzare i livelli di qualità e quantità dei beni e dei servizi tipici di una agricoltura che guardi con fiducia al futuro.

L’impresa agricola alla quale A.D.I. pensa e si rivolge è pertanto quella orientata al cliente, alla qualità del prodotto e all’innovazione ma soprattutto è quella attenta alla cura dell’ambiente e del territorio, contribuendo in modo decisivo alla sopravvivenza socio-economica anche attraverso l’attenzione alla sicurezza alimentare.

Si veda l’inserto allegato alla presente rivista al fine di approfondire le opportunità ed i servizi offerti da A.D.I.

Il presidente

Nicola Di Iorio